I nonni negli anime di Hayao Miyazaki

Siamo alla fine del mese dei nonni. In questo mese di LIA a loro dedicato si sono scoperti, discussi ed amati una quantità di libri sui nonni e con i nonni inimmaginabile, e così moltissime suggestioni ed illustrazioni.
Mancava da approfondire una cosa, che Angela faceva notare nel gruppo fb: i nonni negli anime di Hayao Miyazaki.


Poiché sono un tantino (ma un tantino eh!) maniaca del genere, ecco qui che questa piccola carrellata viene affidata a me.
Gli anime amano gli anziani, e questo vale per tantissimi autori, non solo Miyazaki.
Si pensi ad esempio ad un film (per ragazzini ed adulti) come Summer Wars di Mamoru Hosoda, in cui tutta la riflessione sulla modernità e la vita è imperniata sul rapporto tra la nonna - capofamiglia e la famiglia stessa.
Gli anime amano gli anziani perché nella cultura giapponese essi sono veramente importanti.
Il confucianesimo li definisce “corona della società”, ed in Giappone c’è una festa ad essi dedicata, molto sentita (Keiro No Hi).
Nella lingua giapponese esistono due termini: senpai e kōhai, che rappresentano proprio l’archetipo dell’anziano mentore e del giovane che si mette sotto la sua guida, e che migliorano entrambi dal reciproco aiuto.
Sono parole usate in ambito lavorativo, sportivo e scolastico, permeano la vita quotidiana e le abitudini, e provengono dalla tradizione filosofica confuciana.
Ed è proprio questa relazione archetipica anziano - giovane che emerge prepotente nelle opere miyazakiane.

Una delle prime serie animate di cui Miyazaki è stato regista e che racchiude buona parte della sua poetica è Conan il ragazzo del futuro.

Ed eccola cominciare con una coppia nonno - nipote che vive in solitudine e simbiosi perfetta. Il nonno muore nel corso della seconda puntata, ma non per questo non è una delle figure centrali di tutta la vicenda: sono proprio il suo invito alla vita ed i suoi insegnamenti che guidano il protagonista nel corso di tutte le sue avventure. Mentre un’altra grande figura di nonno campeggia misteriosa e fondamentale fino alla fine: quella del dottor Rao.

La scomparsa di entrambi i nonni mentre i giovani si apprestano a costruire un mondo nuovo di pace rappresenta proprio il passaggio di testimone tra una generazione che ha sbagliato, ma tentato di correggersi, e quelle successive.
Tra le più significative riflessioni sulla vecchiaia c’è poi quella de Il castello errante di Howl.


La protagonista, Sophie, viene trasformata per incantesimo in se stessa anziana, ed in queste sembianze deve stare accanto al vanitoso mago che ama.
Passando più volte per varie sfumature d’età, e conservando infine il colore argentato dei capelli, Sophie compie un viaggio iniziatico dentro se stessa, dentro la sua capacità di accogliere e di essere guida. Le sue capacità “di nonnetta”, appunto.
Ma non meno importanti e caratteristiche sono altre nonnette che hanno ruoli di comparsa in altri lungometraggi.
In Nausicaa della valle del vento c’è la vecchia guida del villaggio, che filtra per tutti il linguaggio della natura. Nello stesso film è sempre una figura anziana e saggia a fare da contraltare alla giovane protagonista: si tratta di Lord Yupa.

In Il mio vicino Totoro è una nonna ad aiutare ed accogliere le bambine in attesa preoccupata della loro mamma. È sempre lei che rivela loro le creature magiche che abitano la casa (di nuovo il ruolo di guida e mediatore!).

In Kiki consegne a domicilio una’anziana signora diventa quasi una nonna adottiva della giovane streghetta. Anche in questo caso la supporta, consiglia, sostiene, ed al contempo ne viene aiutata. Esattamente il concetto di senpai e kōhai (avete presente la scena commovente in cui le fa trovare la torta di compleanno?!).


Tralaltro è una vecchietta elegantissima e molto garbata. Un carattere tipico delle nonnette miyazakiane. Anche se le stesse non sono irrealistiche, ma pur essendo adorabili hanno sempre alcuni difetti tipici delle nonne, che le rendono candidamente vere.
Anche in La principessa Mononoke c’è una nonnetta che offre il suo viatico di saggezza alla partenza di Ashitaka.


C’è poi la figura di nonna ambivalente: crudele e benefica, la stessa faccia della stessa anzianità, presente in La città incantata.
Ma anche quando è nemica, la donna anziana funge da guida per la bambina che impara a conoscere se stessa.
Ed anche il vecchio ragno antropomorfo Kamagi si può considerare un “nonno” accompagnatore.
Per non parlare delle nonne della casa di riposo di Ponyo sulla scogliera.
Protagoniste loro stesse di un cambiamento progressivo grazie alle avventure vissute: da imbelli e vittimiste in sedia a rotelle, ad arzille, coraggiose ed emotive, e camminanti su due gambe.


Anche infine in Arrietty (di cui Miyazaki non è regista, ma cura il soggetto) è una nonna l’unica presenza affettuosa nella vita del ragazzo protagonista. Ed è l’unica che come lui crede alle storie fantastiche sui piccoli abitanti del pavimento.
Ma per finire torniamo ai nonni al maschile.
Ricordiamo il vecchietto che in Laputa il castello nel cielo svela ai ragazzini il mistero delle pietre, e li avvia così al loro destino. E non dimentichiamo però la straordinaria e rocambolesca "nonna" pirata, che piange le trecce perdute della sua nipotina acquisita.
Ricordiamo il signor Piccolo, il nonno di Fio in Porco Rosso. Anche lui è chiave nello svolgersi della storia, anche lui accompagna i più giovani a risolvere se stessi.


Ricordiamo il vecchio custode di Lupin III - il castello di Castello di Cagliostro, che veglia sulla sorte della sua piccola principessa, sul suo castello, sul suo cane. E che si ritroverà ad aiutare un ladro per salvare lei …
Ricordiamo infine un nonno meraviglioso, un perfetto esempio di colui che conduce i giovani per mano nella propria vita. Il nonno di Seiji, l’antiquario di I sospiri del mio cuore (di cui nuovamente Miyazaki è autore del soggetto).


Egli non è presente solo per sostenere il proprio nipote verso la conquista del proprio futuro, ma anche per la sua amica - amata Shizuku.
In questo delicato e realistico film i due ragazzi sono alla ricerca di se stessi, delle proprie vocazioni, ed il nonno è colui che li aiuta a rendere tutto questo possibile, tenendoli al contempo uniti.
Insomma il nonno simbolo di senpai e kōhai, perfetto per concludere questa nostra rassegna.
Ricordando che grazie ai nonnetti di Hayao anche il cinema americano ha ospitato una memorabile e struggente coppia di vecchietti. John Lasseter stesso dichiara infatti la sua ispirazione al cinema di Miyazaki nella produzione di Up, uno dei film d’animazione occidentali più significativi per quanto riguarda la riflessione sulla vecchiaia.
Ancora un film sulla vita che si chiude e sulla vita che al contempo si dischiude. E su come le due parti toccano.
Per approfondire i film di Miyazaki e la loro visione da parte dei bambini puoi leggere i miei post:


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