Blake mi ha cambiato la vita: Mirco Maselli per LIA

Il carissimo Mirco Maselli, illustratore e autore di “Hogard faccia di drago” , artista di grande esperienza e talento e amico di Leggere Insieme Ancora, ci ha raccontato del suo impareggiabile amore per Quentin Blake, e come questo incontro abbia cambiato il suo modo di concepire l'illustrazione.


Mirco in... un autoritratto!

Mirco, insomma... Quentin Blake ti piace?

Se mi piace? Lo adoro, mi fa sentire bene il solo vedere i suoi disegnini così dinamici, quei colori, quel segno frettoloso, vivace, fragile ma potente, quelle composizioni così allegre e armoniche!
Mi mette di buon umore, come quando guardi i bambini che giocano!

Ci racconti le origini del vostro incontro?
Lo incontrai ovviamente come quasi tutti in Italia, divenendo lettore accanito di Roald Dahl.
Non conoscevo nemmeno Dahl meno di 12 anni fa… vidi in Tv il film tratto dal suo libro Matilda e mi piacque molto, tanto che cercai sui titoli di coda l’autore del soggetto e scoprii, appunto, che era tratto da un libro di Dahl.
Lo presi, lo lessi e fu amore a prima vista. Disegni compresi, che per deformazione professionale pensavo inizialmente fossero dello stesso Dahl.
E invece fu anche la scoperta di Blake, appunto. Da quel momento cercai e lessi tutti i libri editi in Italia, sia dell’uno che dell’altro. E poi diventai assiduo frequentatore del sito di Blake, dal quale scoprii che i suoi libri erano infinitamente di più di quelli tradotti da noi. E finii per comprarne anche molti in inglese, anche se non ci capivo una h stracca!
L’importante è che parlassero il linguaggio universale delle immagini… e che immagini!

La fabbrica di cioccolato, Roald Dahl e Quentin Blake
Ma in particolare cosa ti colpisce del suo stile? In cosa è diverso dagli altri?
Bisogna fare una piccola premessa. Io venivo dal mondo del fumetto (tra gli altri Lupo Alberto e Cattivik, n.d.r.), dove vigono stilemi grafici molto rigidi, improntati su regole accademiche precise e forme peculiari.
Ma quel modo di disegnare mi stava stretto: professionalmente preferii fin da subito dedicarmi soprattutto alla scrittura dei testi, relegando il disegno a una parte marginale del mio tempo.
Ogni volta che provavo ad approfondire questo aspetto del mio lavoro, sentivo un peso dentro. Questa costrizione, questo doversi piegare per forza alle regole e agli stili imperanti, le critiche subite da alcuni colleghi, mi inquietavano, mi soffocavano e finivo sempre per lasciare, rinunciare a impormi come illustratore delle mie storie.
Ecco, la scoperta del disegno di Blake è stata per me una sorta di festa della liberazione. Mi colpiva quella sua libertà espressiva, la sicurezza che esprimeva in quel segno e in quella colorazione quasi schizzata, istintiva. Per me era arte allo stato puro, ovvero espressione fluida, diretta, immediata, delle proprie emozione e pulsioni creative. Quello che voleva disegnare lo esprimeva senza eccessive mediazioni e raffinazioni tecniche e accademiche, un po’ come fanno i bambini insomma.
Scoprire il suo piccolo manuale poi: DISEGNARE, CORSO PER GENIALI INCOMPETENTI INCOMPRESI, è stato un invito a nozze. Mi sembrava scritto appositamente per me. Presi coraggio e cominciai così a provare ad esprimermi con maggiore libertà. Come mi sentivo davvero di fare… senza dover per forza autoflagellarmi con la sofferenza imposta del segno raffinato, del bel disegno a tutti i costi, delle regole grafiche e degli stilemi estetici imposti dalle linee editoriali e dal mercato.

Blake all'opera!
Blake riporta l’attenzione sull'importanza dell’emozione, motore principale dell’arte, sia che si viva come astante che come autore. 
Meno tecnica e più emozione si potrebbe dire, parafrasando quel detto “meno Stato e più Mercato” che si usa in politica.

La tecnica è importante, e Blake la segue certamente. Ma a modo suo: in forma leggera, non invasiva, senza depistare lo scopo e la finalità dell’arte. 

Il disegno deve cogliere l’essenza delle cose ritratte, non imitarne pedissequamente le forme esteriori. Non ha senso! Disegnare un qualsiasi oggetto non significa riprodurlo così com'è nella realtà... la realtà è la realtà!

L’emozione che ci deve dare l’arte è uno squarcio verso il nostro mondo interiore. L’oggetto ritratto non è il fine dell’arte, è solo un pretesto, il veicolo dell’espressione artistica. 

L’arte è un viaggio dentro di noi, dove troviamo il nostro modo peculiare, segreto, individuale di vedere il mondo. E questo è un processo rivoluzionario, che ci riporta indietro di millenni, al concetto di arte platonico, ma che è poi riemerso con l’arte contemporanea, in particolare con l’astrattismo.

Mirare all'essenza significa scoprire noi stessi, capire come, con la nostra individualità, possiamo fare la differenza in questo mondo, fin troppo grigio, piatto e uniformemente votato al pensiero unico e monolitico. 

Sembra esagerato lo so, ma è così: persone come Blake, con la libertà del loro estro creativo, sono un esempio per tutti noi. E’ grazie a loro se possiamo trovare la forza e il coraggio di cercare la nostra strada, l’individuazione di noi stessi nel mare dell’alienazione che ci viene imposta.

Blake e Dahl sono una coppia perfetta. Ci racconti cosa li accomuna nello spirito?

Beh, credo proprio questa ricerca del primato dell’emozione, caratteristica del modo di esprimersi di entrambi, ciascuno nella sua arte ovviamente. 

E' un modo che richiama quello dell’infanzia, libero da canoni e regole prefissate, che ha una sua autodisciplina e sue regole peculiari: non stiamo parlando di autori che scrivono e disegnano senza riflettere, sia chiaro. Stiamo parlando di fior di professionisti, che curano alla perfezione le loro opere. 

Dahl scriveva e riscriveva le sue opere con puntiglioso perfezionismo, alla ricerca del modo migliore di rendere sulla carta l’emozione che viveva e visualizza dentro di sé.

Blake invece, come illustratore, forse ha il dono particolare dell’istintività. Esprime in modo quasi automatico i segni e il colore giusti, ma solo perché li ha già elaborati nel suo emisfero creativo, quasi bypassando il pensiero.

Due modi diversi forse, perché si tratta anche di due arti diverse, scrittura e disegno… ma li accomuna la stessa esigenza di esprimere in modo personale l’essenza delle cose, che porta dritta alle emozioni. Arte pura insomma!

La magica medicina, Roald Dahl e Quentin Blake

Quali sono i tuoi libri preferiti e i tuoi personaggi del cuore?

Amo tutti i libri che ha illustrato per Dahl ovviamente. In particolare il primo, IL COCCODRILLO ENORME che è un vero e proprio libro sceneggiato; 
LA MAGICA MEDICINA, uno dei rari esempi di illustrazione puramente al tratto, senza intervento del colore.

Se poi parliamo di empatia verso i personaggi, beh, sono innamorato letteralmente dei vari James de la Pesca Miracolosa, di George Charlie! de La Fabbrica di Cioccolato, di Matilde... il merito non è soltato di Blake e di come li rende visivamente, ma anche e soprattutto la scrittura di Dahl, che ha creato intorno a questi piccoli eroi una magia particolare, che ha messo le ali al mio personale processo di identificazione.

Mi piacciono poi molto i libri che ha illustrato per lo scrittore Yeoman, in particolare LAVANDAIE SCATENATE e ATTENTI AL GATTO. 

I libri che ha scritto e illustrato da solo sono tutte chicche, capolavori del genere che adoro letteralmente: IL SIGNOR MAGNOLIA o MISS ARMITAGE per esempio… starei ore e ore a guardarli.


Facciamo un gioco? Sei davanti ad un the e a Quentin Blake, in un pomeriggio rilassato a casa sua. Cosa gli chiedi?

<Scusi, dov’è il bagno?> ..già, perché temo che sarei talmente emozionato da farmela sotto! 

Scherzi a parte, più che fargli domande lo lascerei parlare a ruota libera mentre mi fa un disegno… e lo starei ad ascoltare incantato, come un bambino innamorato della maestra. Sono certo che gli carpirei mille segreti.

Insomma... perché tutti dovrebbero conoscere Quentin Blake?

Blake, come pochi altri artisti, ha adottato e insegnato un metodo e uno stile che valorizza il concetto stesso di arte. E l’arte significa innanzitutto esprimere noi stessi, qualsiasi cosa noi facciamo, significa fare la differenza, esprimerci in un modo che è solo nostro, che non viene da fuori, ma da dentro di noi.
In che altro modo potremmo esprimere qualcosa di diverso da ciò che già esiste, in un mondo che pare avere già inventato tutto e il contrario di tutto, se non esprimendoci liberamente solo a modo nostro? 
Ma nostro sul serio, non mutuato, magari inconsciamente, da qualcun altro.

L’arte vera è l’estensione creativa del concetto filosofico “conosci te stesso”. E Blake si conosce alla grande. Ecco, tutti dovremmo conoscerlo non per imitare la sua arte, ma per crederci come ci crede lui.


Grazie Mirco... questa chiacchierata su Blake è stata davvero stimolante!
A presto!
...la prossima volta Mirco ci ha promesso che ci racconta di sé!
Valeria

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